L’intervista è la modalità più diretta e immediata visto che è la più fruibile e leggibile per il lettore medio. Spesso l’intervista è il modo migliore per un giornalista di far valere le sue abilità di assalto visto che, indipendentemente dalle risposte (che possono contraddire le domande) è un espediente utile a far emergere (senza compromessi) importanti retroscena di un fatto, i cui particolari non potrebbero mai emergere in una conferenza stampa formale. Ma come bisogna procedere per realizzare un’ottima intervista?
Poni al tuo interlocutore domande brevi e concise; è il modo migliore per indurre il lettore a rispondere in modo altrettanto breve ed essenziale. Eviterai inutili giri di parole e poi, quando andrai a trascrivere l’intervista, sarà più facile realizzare un testo breve invece che dilungarti in lunghi preamboli che spesso sforano il numero di battute che ti viene affidato dall responsabile.
Usa quelle che nel gergo giornalistico si chiamano “paroline di appoggio”. Sono i cosiddetti connettivi testuali come Ebbene, insomma, allora, quindi ma anche elementi tipici del linguaggio gergale e popolare che servono nel parlato a rendere coeso, ad amalgamare e a dare una certa unità al discorso. Nel riportare l’intervista per iscritto le cosiddette paroline d’appoggio servono a rendere l’intervista più colloquiale e quindi più vicina al parlato.
Fai domande puntuali ed inerenti all’argomento senza sfociare in inutili divagazioni rispetto al tema centrale di cui si sta parlando. Difatti le digressioni non sono ammesse in una modalità di scrittura, come l’intervista, che necessita di immediatezza per il lettore. Esse servirebbero soltanto a distrarre l’attenzione dallo snodo fondamentale e ad annoiare irrimediabilmente il lettore.